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Comune di Napoli: dal Viminale ok al piano di rientro, ma sono presenti criticità

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La Commissione per la Stabilità Finanziaria degli Enti Locali, presieduta dal sottosegretario Gianpiero Bocci, da’ il primo ok al piano di Rientro del Comune di Napoli, ma evidenzia anche svariati punti critici.

Li riporta nella relazione che dovrà prima essere inoltrata alla Direzione Centrale per la Finanza e poi alla Sezione regionale di controllo della Corte dei Conti, ultimo passaggio per completare l’ iter di approvazione definitivo.

Viminale - (Vincitoriconcorsi.altervista.org)

Andiamo ad analizzare nel dettaglio e con le cifre il discorso:

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Due sezioni per analizzare i punti dolenti dell’Ente: “Fattori e cause dello squilibrio” e “Risanamento“, ossia cosa ha generato il deficit, con uno sguardo a ritroso verso gli anni 2010 e 2011, e come si è provveduto ad arginare quel deficit con il piano di Rientro. Correttivi suggeriti, nero su bianco, dalla Commissione del Viminale, che partono da analisi sugli andamenti di cassa, gestione dei residui e debiti fuori bilancio.

C’è da ripianare un debito di 1,4 miliardi di euro dal 2013 al 2022. Considerando anche gli importi che, per adesione al decreto salva comuni, sopraggiungeranno per l’ Ente dal Fondo di Rotazione:234.985.721,72 euro, e dalla Cassa Deposito e Prestiti: 593.140.127,78 euro.

Ma il Comune dettaglia solo gli stanziamenti di entrata e di uscita per il bilancio 2013 e non fornisce una contabilizzazione idonea circa le restituzioni che deve al Ministero per i prestiti di cui godrà. Manca insomma un piano reale di rateizzazione, che il Comune compensa con una certezza: conseguire avanzi ogni anno nel corso dei dieci anni.

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Un eccesso di entusiasmo che il Ministero boccia, ricordando che gli avanzi sono subordinati al riaccertamento a fine anno dei residui attivi e passivi, cioè delle somme che avanzano sia alla voce “Spesa” che alla voce “Entrata“.

Così se l’ Ente spera di smaltire i propri residui passivi, ossia spese impegnate ma non riscosse, attraverso quelle anticipazioni di liquidità, la Commissione a verbale rileva che sussiste uno squilibrio sia della parte corrente, quella relativa ai servizi essenziali, e sia della parte in conto capitale, quella relativa ad alienazioni dei beni patrimoniali, trasferimenti statali, nonché alle accensioni da prestiti. Complici anche prassi del Comune di avvalersi di fondi vincolati, di norma destinati alla copertura di specifici servizi, per pagare spese correnti, ossia personale; acquisto di beni di consumo e prestazioni di servizi.

Un importo ingente: 340 milioni di prelievo che ora rende urgente la ricostituzione di quei fondi, e un annesso disequilibrio circa i residui attivi e passivi vincolati di 472,5 milioni. E ancora: su un ammontare complessivo di residui attivi, non vincolati, di 2 miliardi e 358 milioni; e di residui passivi, non vincolati, di 3 miliardi e 353 milioni, il Comune ha stanziato per il fondo svalutazione crediti, che ammortizza le entrate inferiori dovute alla mancata riscossione dei residui attivi e passivi, un importo di 85,7 milioni.

Per il Ministero è una misura superiore rispetto a quanto disposto da Testo Unico Enti Locali.

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